Proseguono gli eventi promossi nell’ambito della manifestazione “I colori del vento”. Dopo la Festa degli Aquiloni di domenica 8 maggio, sarà nuovamente Sella Sant’Agnese ad ospitare uno degli appuntamenti in programma. Mercoledì 18 maggio, alle ore 20.30, i Gruppi giovanili della Forania di Gemona animeranno una veglia di preghiera aperta a tutti e condotta con lo stile della comunità monastica di Taizé.
Prima della veglia, alle ore 19.30 sempre in Sant’Agnese, sarà recitato il Rosario. Per gli interessati il ritrovo è alle ore 19.00 presso la chiesetta di Gleseute. In caso di maltempo Rosario e la veglia si svolgeranno presso la chiesa di Gleseute.
Che cosa rende famoso nel mondo Taizé, piccolo villaggio della Borgogna? Come si legge sul sito internet della comunità, tutto cominciò nel 1940 quando il venticinquenne frère Roger Schutz lasciò il paese dove era nato, la Svizzera, per andare a vivere in Francia, paese di sua madre. Per diversi anni Roger aveva sofferto di tubercolosi polmonare: durante la lunga malattia aveva maturato in sé il richiamo a creare una comunità. Quando cominciò la Seconda Guerra mondiale, il giovane ebbe la certezza, così come sua nonna durante il primo conflitto mondiale, di dover senza indugio aiutare le persone che attraversavano la prova. Il piccolo villaggio di Taizé, dove egli si stabilì, era vicinissimo alla linea di demarcazione che divideva in due la Francia: era ben collocato per accogliere dei rifugiati che fuggivano la guerra. Alcuni amici di Lione furono riconoscenti di poter indicare l’indirizzo di Taizé a chi aveva bisogno di rifugio.
A Taizé, grazie a un modico prestito, frère Roger aveva comperato una casa abbandonata da anni con degli edifici adiacenti. Propose a sua sorella Geneviève di venire ad aiutarlo ad accogliere. Tra i rifugiati che alloggiarono presso la loro casa ci furono degli ebrei. Le disponibilità economiche erano limitate, il cibo modesto. Per discrezione nei confronti di chi era accolto, frère Roger pregava da solo, andava a cantare in solitudine, lontano dalla casa, nel bosco. Affinché dei rifugiati, ebrei o agnostici, non si trovassero a disagio, Geneviève spiegava loro che era meglio, per chi lo desiderasse, pregare da solo nella propria stanza.
Sapendo il figlio con sua sorella in pericolo, i genitori di frère Roger domandarono a un amico di famiglia, un ufficiale francese in pensione, di vegliare su loro. Nell’autunno 1942 l’ufficiale li avvertì che erano stati scoperti e che dovevano partire. Fino alla fine della guerra Roger visse a Ginevra e cominciò una vita comune con i primi fratelli. Poterono ritornare a Taizé nel 1944.
Nel 1945, un giovane della regione creò un’associazione che si faceva carico di ragazzi che la guerra aveva privato della famiglia. Propose ai fratelli di accoglierne un certo numero a Taizé. Una comunità di uomini non poteva occuparsi di ragazzi. Allora frère Roger chiese a sua sorella Geneviève di ritornare a Taizé per averne cura e fare loro da madre. La domenica, i fratelli accoglievano anche dei prigionieri di guerra tedeschi internati in un campo vicino a Taizé. Poco alla volta qualche altro giovane venne ad unirsi ai primi fratelli e il giorno di Pasqua del 1949 sette uomini si impegnarono insieme per tutta l’esistenza nel celibato, nella vita comune e in una gran semplicità di vita.
Nel silenzio di un lungo ritiro, durante l’inverno 1952-1953, il fondatore della comunità scrisse la Regola di Taizé. «Penso che dalla mia gioventù non mi abbia mai abbandonato l’intuizione che una vita di comunità poteva essere un segno che Dio è amore, e amore soltanto», afferma frère Roger nel libro Dio non può che amare. «A poco a poco cresceva in me la convinzione che era essenziale creare una comunità con uomini decisi a donare tutta la loro vita, e che cercassero sempre di capirsi e riconciliarsi: una comunità dove la bontà del cuore e la semplicità sarebbero state al centro di tutto».
Oggi il nome di Taizé evoca pace, riconciliazione e comunione in tutto il mondo. Ogni anno decine di migliaia di giovani e di adulti si recano presso la comunità in un pellegrinaggio ininterrotto. La preghiera comune ritma le giornate in cui si alternano riflessioni e condivisioni sulla fede, lavoro comune, silenzio, incontri tra religioni e culture, occasioni di formazione e confronto sui problemi del mondo.