Continuano gli incontri di conoscenza e di approfondimento sul “mondo del latte” e sulla produzione casearia promossi dall’Ecomuseo delle Acque, in collaborazione con il Comune di Gemona, la Pro Glemona e la Condotta Gianni Cosetti di Slow Food, in attesa della “Festa del Formaggio” in programma a Gemona da venerdì 11 a domenica 13 novembre.
Dopo la conferenza di venerdì 14 ottobre con Lorenzo Berlendis, vicepresidente di Slow Food Italia, il secondo appuntamento è in programma per venerdì 21 ottobre, alle ore 17.30 presso il Laboratorio sul terremoto a Gemona. Michele Corti, docente all’Università di Milano e ruralista, interverrà sul tema “Sistemi zootecnici tradizionali: transumanti della montagna e prodotti caseari d’eccellenza”.
Negli ultimi anni l’attività di ricerca di Michele Corti ha riguardato i sistemi di allevamento animali estensivi considerati dal punto di vista polifunzionale del mantenimento del paesaggio, della prevenzione degli eventi calamitosi, del miglioramento a fini faunistici e dell’integrazione con l’attività turistica. Corti si occupa anche di storia dell’agricoltura in relazione al pastoralismo e alle transumanze ed è impegnato in indagini sulle implicazioni socio-culturali dell’evoluzione tecnica e strutturale degli alpeggi. È inoltre autore del libro “I ribelli del Bitto. Quando una tradizione casearia diventa eversiva” edito da Slow Food Italia, che sarà presentato sabato 22 ottobre alle ore 17 presso la Libreria Friuli a Udine. All’incontro interverrà Fabiano Miceli, docente presso l’Università di Udine.
Seguirà, venerdì 28 ottobre, l’incontro con Renato Brancaleoni, affinatore di fama internazionale e docente della Scuola di cucina italiana diretta da Gualtiero Marchesi. L’esperto tratterà il tema “Stagionare o affinare, la nuova frontiera dei formaggi”.
Il bitto storico è l’unico formaggio italiano prodotto direttamente sui pascoli: sono i malgari a raggiungere le vacche e non viceversa. Il latte è quindi trasportato immediatamente ai calécc, rudimentali costruzioni di pietra che riparano le caldaie in rame. Quando i pascoli si esauriscono, le mandrie e le caldaie si spostano più in alto, fino a duemila metri di altitudine. E i ribelli, chi sono? Pastori e casari come Mosè, il patriarca, e la giovanissima Cristina. Insieme a una dozzina di altri resistenti, i due casari non hanno accettato che il loro formaggio fosse posto sullo stesso piano di quello tutelato da una Dop che dopo aver permesso l’estensione dell’area di produzione a tutta la Provincia di Sondrio ha avallato anche l’utilizzo di mangimi e fermenti selezionati. Il libro racconta la storia di uno scontro capace di varcare i confini valligiani per divenire emblema di resistenza casearia, contadina, gastronomica.
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