Sarà presentato sabato 17 dicembre, alle ore 18 presso Palazzo Boton a Gemona, il Lunari pal 2017, prodotto dall’Associazione culturale Pense e Maravee, quest’anno dedicato ai cortili di Gemona. La presentazione sarà arricchita dalla messa in scena dello spettacolo teatrale “Tina Modotti, gli occhi e le mani. Breve viaggio per due voci e una chitarra”, con Nicoletta Oscuro e Matteo Sgobino.
Per oltre duecento anni i cortili sono stati centri vitali legati al mondo agricolo. Sono nati intorno ai centri abitati di Gemona, Ospedaletto e Piovega per permettere ai nuclei familiari originari di mantenersi uniti e di rispondere alle esigenze di sviluppo delle attività agricole e a un ampliamento dovuto anche a frazionamenti e successioni ereditarie.
Molti cortili nascono per rispettare vincoli e accordi fra più proprietari di terreni oppure da aree private che si sono evolute giungendo a comprendere veri e propri spazi pubblici, specialmente attorno ai pozzi. Ne sono testimonianza i nomi che hanno caratterizzato questi cortili – Capelo, Bitit, Urban, Miôl, Tei, Ricos, Casins, Pic, Barbins –, legati a gruppi familiari e alla frammentazione della proprietà fra eredi in rapporti di stretta parentela.
Nel tempo le dimensioni dell’abitato aumentano (per sovrapposizione di nuovi vani alle strutture e alle costruzioni esistenti) e spesso non vi è corrispondenza tra incremento del numero di persone e dimensioni dell’abitato. Se originariamente l’impianto urbano di questi cortili non era complesso e strutturato come quello dei cortili sviluppatisi attorno alle ville padronali (per esempio dei conti Gropplero, Prampero, Voraio), negli anni esso diviene un “addensamento edilizio disordinato”, che tuttavia non raggiunge livelli di saturazione, arricchendosi di accessi per le varie proprietà.
I fabbricati all’interno dei cortili erano spesso poco differenziati; nonostante ciò, sono sempre esistite “giuste quantità di spazi” al servizio della comunità, con creazione di percorsi comuni per raggiungere “beni collettivi” come il pozzo, il vignon, l’abbeveratoio. Queste caratteristiche, unite alla necessità di svolgere alcuni lavori in comune – per esempio vendemmiare e sflocjâ – ha fatto sì che si creassero forti vincoli sociali dovuti al continuo incontrarsi delle persone. In quel contesto nascevano anche forti contrasti di cui l’aneddotica è ricca, ma il disordine di cose, animali e persone era a vantaggio della vitalità e della resilienza della comunità.
«Oggi questi cortili non esistono più», osservano i volontari di Pense e Maravee. «Sono stati sostituiti da case tenute insieme da strade e da un modo di vivere condizionato dalla mobilità dell’automobile: un ambiente adatto all’isolamento individuale e familiare che poco o nulla ha a che fare, come le fotografie del Lunari documentano, con la cultura locale».
«I tempi cambiano», continuano i volontari, «e il livello di comfort delle nostre case e delle nostre vite non è paragonabile a quello che si aveva nei cortili, ma abbiamo bisogno di riappropriarci di un “cortile” anche se in forma rivista e corretta: quegli spazi avevano una grande anima, ciò che al nostro modo di vivere spesso manca».
Per la presentazione del Lunari Pense e Maravee offre alla popolazione lo spettacolo di musica e di teatro “Tina Modotti, gli occhi e le mani” nel quale si narra l’avvincente vita della fotografa, attrice e attivista Tina Modotti. Nicoletta Oscuro e Matteo Sgobino amano proporlo anche a gruppi di amici, nei cortili, nei giardini di casa, riuscendo a ricreare un modo di stare insieme che si sta ormai perdendo.