Sul grande schermo una storia intensa e vera: quella di Owen Suskind, un ragazzo affetto da autismo che riesce ad uscire dal suo isolamento grazie ai cartoni animati della Walt Disney. È Life, Animated, film-documentario (di Roger Ross Williams, con Jonathan Freeman, Gilbert Gottfried, Owen Suskind, Ron Suskind, distribuito da I Wonder Pictures) tratto dal libro del giornalista Premio Pulitzer Ron Suskind, padre di Owen, che il Cinema Sociale di Gemona presenta per primo in regione a partire da mercoledì 1 marzo e fino a martedì 7 marzo.
La scelta del documentario ha incontrato il favore del volontariato locale e, in particolare, delle associazioni aderenti al Coordinamento.
Scrive Boris Sollazzo su Il Dubbio di giovedì 2 febbraio: «Walt Disney, l’autismo, un Premio Pulitzer, un piccolo grande eroe. (…) sono i tasselli di un puzzle meraviglioso e complesso, sono le colonne narrative e interpretative di un film commovente, ironico, avventuroso e sì, a lieto fine, come un film Disney. Che poi a lieto fine quei lungometraggi non erano mai, perché a vivere felici e contenti ci si arrivava lungo una strada di dolore, sacrificio, forza di volontà, amore (tanto) e lotta».
Nel suo viaggio nel mondo della disabilità, Williams – continua Sollazzo – «ha fatto un salto di qualità straordinario, usando gli schemi ormai sempre più elastici ed eclettici del documentario come una sceneggiatura perfetta. Sarà perché il premio Pulitzer in questione è Ron Suskind, tra i migliori reporter d’America (i suoi articoli sul Wall Street Journal, e non solo, hanno fatto scuola), e ha saputo vivere il suo dramma con una vitalità e una capacità narrativa (…). Sarà perché il cinema a volte il mondo lo salva, sia solo un mondo di un bimbo che diventa uomo imparando a memoria i classici dell’animazione che hanno educato tutti noi. Sarà perché Owen Wilson è Quasimodo, Mowgli, Peter Pan, Dumbo, Simba insieme, anche se, in una storia scritta e disegnata da lui stesso da adolescente – e animata mirabilmente in questo film dalla Mac Guff, geniali francesi con grandi influenze della maestria belga nell’ambito di nuvole parlanti e affini – il ragazzo si vede come il protettore di tutti gli aiutanti, dallo Iago di Aladdin, che nelle mani del papà lo ha riportato alla vita, al Grillo Parlante».
«Questo non è solo un romanzo di formazione, non è solo una storia vera che vi farà piangere tutte le vostre lacrime, non è solo un racconto drammatico e avvincente di discese ardite nel buio e risalite nella luce. No, è anche un grande film d’avventura. Perché Owen la vive così la sua vita (…). La grandezza di Roger Ross Williams è proprio qui: nella scrittura del suo film, visiva e narrativa, non si accontenta di rimanere a rimorchio di una storia che cammina da sola, ma la cuce con talento cinematografico di alto livello. Imposta la grammatica del film sul piano del dialogo con Owen, rimbalzando tra passato e presente, usando l’animazione Disney in montaggi elementari come lo è la comprensione del nostro protagonista, e quella originale per portarci nella profondità che scopre in sé. Capisci che sta crescendo e scoprendo la complessità – forse il pericolo maggiore per chi è affetto da autismo – quando nella sua Odissea personale fatta di piccoli grandi aiutanti e in cui è l’eroe, arriva un cattivo “che soffia la nebbia nel cervello delle persone”. Una frase così profonda e poetica che ci dimostra qualcosa di semplice, che va oltre i nostri stereotipi e pregiudizi: i ragazzi come lui non hanno un handicap, semplicemente, per dirla alla Steve Jobs, pensano differentemente. E non di rado, meglio. Come quando Owen si dichiara, in un consesso di studiosi in Francia che farebbe paura anche ai cosiddetti “normali”, “un fiero ragazzo autistico”».
«(…) Life, Animated raggiunge la forza emotiva di un piccolo capolavoro (…), sa toccare anche le corde scomode della favola. Il buio, la prigione in cui piomba il bimbo e da cui Disney e i genitori lo salvano in “una missione di salvataggio”, ma anche la paura di un fratello che sa che un giorno la responsabilità di quel piccolo grande uomo passerà dai genitori, anziani, a lui. E, banalmente, non ci dorme la notte. Non ha la fantasia, quel ragazzone americano, del papà, né l’affettività della mamma. Ma è a lui che Owen chiama, se ha problemi di coppia o se vuole giocare a golf. “Perché noi autistici vogliamo ciò che volete voi, ma siamo solo più maldestri nel provare a ottenerlo”. O forse, Owen, siamo noi maldestri, goffi e incompleti nel non riuscire a capire voi. Perché ora che ti conosco, il diverso sono io. Tu sei il mio eroe e io solo un povero ragazzo che non ha il tuo cuore, il tuo coraggio, la tua sensibilità» (Il Dubbio, 4 febbraio 2017).
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