Tra ottobre e novembre 2018 due provvedimenti del Governo italiano – il Decreto del Ministero dell’Interno del 20 novembre 2018 riguardante la fornitura di beni e servizi per la gestione e il funzionamento dei centri di prima accoglienza e il “Decreto sicurezza” del 4 ottobre 2018, n. 113 convertito in Legge il 1° dicembre 2018 (legge n. 132) – hanno modificato il sistema di accoglienza in atto.
La Sezione italiana di Amnesty International ha elaborato e recentemente pubblicato un rapporto intitolato I sommersi dell’accoglienzache analizza le conseguenze del Decreto legge n. 113 sul sistema di accoglienza italiano.
«Interrogarsi sulle migrazioni e in particolare sulle condizioni di vita di migliaia di richiedenti asilo e beneficiari di protezione internazionale», si legge nell’introduzione al documento, «significa concentrarsi non solo sulle ragioni della loro partenza, sulle condizioni sociali, politiche e ambientali dei paesi di origine, sulle caratteristiche del viaggio o sulle terribili esperienze di tortura e violenza che essi possono subire, ma anche sul sistema d’accoglienza organizzato nel paese di primo arrivo o sbarco e i percorsi di formazione, inclusione sociale, lavorativa e autonomizzazione della persona che finiscono col definire il rapporto tra il paese di approdo, i migranti e il complesso di diritti di cui essi sono titolari».
L’analisi del Decreto legge n. 113 mette in evidenza il processo di infragilimento del richiedente asilo e del beneficiario di protezione. Si tratta di un processo che ormai da diversi anni caratterizza la loro condizione giuridica e sociale e che la nuova norma amplifica in modo rilevante, producendo emarginazione sociale e ghettizzazione, oltre alla possibilità per il richiedente asilo «di precipitare in un esercito di invisibili di riserva facile preda di interessi criminali e organizzazioni mafiose», si legge nel rapporto.
Le misure che escludono i richiedenti asilo dal sistema dell’accoglienza cancellano la possibilità di realizzare un percorso inclusivo e socialmente avanzato. L’abolizione della protezione umanitaria priva migliaia di persone – che si vedono rigettare la richiesta di asilo e che non possono essere rimpatriate, se non in violazione della legge – di uno status legale che permetterebbe loro l’accesso ai servizi sanitari, sociali e abitativi, all’istruzione e al lavoro, con ripercussioni negative sulla qualità di vita, la sicurezza e la dignità e aumentando la loro vulnerabilità e l’esposizione allo sfruttamento lavorativo e criminale.
QUI il rapporto di AI.