Negli ultimi anni la Regione ha emanato bandi e avvisi pubblici rivolti alle associazioni di volontariato caratterizzati da crescenti carichi di burocrazia.
A seguito di confronto con i propri rappresentanti all’interno del Comitato Regionale del Volontariato e del Forum del Terzo Settore, le organizzazioni regionali MoVI, ANTEAS e ACLI hanno scritto un appello [QUI] indirizzato al Vicepresidente e assessore regionale con delega al Terzo Settore Riccardi per denunciare la difficoltà della situazione attuale e richiedere l’apertura di un confronto approfondito e di un dialogo costruttivo.
I recenti avvisi pubblici emanati a sostegno di progetti promossi da Organizzazioni di Volontario (OdV), Associazioni di Promozione Sociale (APS) e Fondazioni grazie a fondi speciali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ai sensi dell’articolo 72 del Codice del Terzo Settore «sono strumenti inadeguati che invece di aiutare le associazioni di Volontariato e Promozione Sociale alzano barriere e affaticano, sottoponendole a troppi adempimenti burocratici, in una realtà già abbondantemente sotto pressione per il Covid e per l’avvio della Riforma», si legge nell’appello.
Gli estensori del documento sottolineano che tale approccio non è in linea con la destinazione fissata dalla norma statale e dagli accordi Stato-Regioni, che mirano a sostenere l’auto-organizzazione e le capacità organizzative di ODV e APS e a rafforzare le reti associative in un quadro di “leale collaborazione” tra enti e Pubblica Amministrazione.
L’appello mette in evidenza tre aspetti. In primo luogo, l’eccessiva burocrazia. «L’ultimo avviso pubblicato – spiegano i redattori – è troppo complesso e introduce un gran numero di vincoli, limiti e adempimenti. Un testo di 27 pagine a fronte di testi più semplici e chiari di altre Regioni è un unicum in Italia. Si prevedono limitazioni non motivate alle spese per il personale e al lavoro dei soci delle APS; si introduce la richiesta obbligatoria di asseverazioni di dubbia utilità e difficili da ottenere se non si hanno già rapporti con le PA; la sottoscrizione obbligatoria di una Associazione Temporanea di Scopo tra i partner (con costi relativi); la richiesta di un cofinanziamento impegnativo senza possibilità di valorizzazione alcuna di volontariato, spazi, attrezzature. Il tutto anche per progetti di piccolo importo».
Il secondo aspetto riguarda la sussidiarietà. In base all’articolo 72 del Codice del Terzo Settore, i fondi sono destinati «a sostenere, anche attraverso le reti associative (…) attività di interesse generale di cui all’articolo 5, costituenti oggetto di iniziative e progetti promossi da organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e fondazioni del Terzo settore (…). Il Ministro del lavoro e delle politichi sociali determina annualmente, per un triennio, con proprio atto di indirizzo, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni (…) gli obiettivi generali, le aree prioritarie di intervento e le linee di attività finanziabili». L’avviso della Regione determina invece in modo puntuale gli interventi da realizzare dimostrando una «malintesa idea della sussidiarietà che svilisce la libera iniziativa dei cittadini invece di favorirla come richiesto dall’articolo118 della Costituzione».
«Riconosciamo – continua l’appello – il ruolo centrale della Regione nel determinare, d’intesa con lo Stato e con le nostre rappresentanze, gli obiettivi generali verso cui concentrare gli sforzi, ma non vogliamo essere considerati come ammortizzatori sociali a basso costo né come pronto-intervento per i “buchi” del sistema socio-sanitario. Tanto più che i fondi non sono della Regione».
Sotto accusa la richiesta di un’attestazione di coerenza obbligatoria, unilateralmente rilasciata dalla Pubblica Amministrazione per validare preventivamente obiettivi e contenuti delle domande, che secondo i rappresentanti delle organizzazioni di volontariato travisa il significato della co-programmazione e della co-progettazione e di fatto tradisce lo spirito del Codice (articoli 19, 55 e 56), snaturando la relazione tra soggetti aventi pari dignità che dovrebbero concorrere al bene comune in un autentico rapporto di collaborazione e riconoscimento reciproco. Subordinare le attività di interesse generale, nonché l’accesso a fondi espressamente dedicati al loro svolgimento da parte degli Enti del Terzo Settore, alle volontà e alle necessità del servizio pubblico (che per i propri servizi dispone di altri fondi) rappresenta una grave forzatura, se non una distorsione radicale di principi, normativa e prassi.
Il terzo rilievo riguarda i bandi che «non funzionano né per i piccoli né per le reti. L’eccessiva pesantezza degli adempimenti rende difficile partecipare alle piccole realtà ed il massimale troppo basso (30.000 euro)non è sufficiente a sostenere progetti articolati in rete nei quali le realtà strutturate potrebbero fare da service anche per le realtà più piccole».
Alla luce di tali osservazioni, i sottoscrittori dell’appello chiedono che i punti segnalati siano oggetto di verifica con i rappresentanti del Comitato Regionale del Volontariato e del Forum del Terzo Settore per migliorare gli avvisi pubblici futuri e renderli più adeguati alla realtà regionale e alle sue associazioni.
Considerato l’ammontare delle risorse disponibili (2.450.000 euro), i volontari rimettono alla Regione e alla Direzione Centrale competente la responsabilità di un eventuale “avanzo” e di una ricaduta modesta, in termini di impatto, delle attività progettuali.
«Sottolineiamo la necessità di ricostruire un dialogo serio e approfondito e un confronto paritetico e competente che possano essere base di rapporti di fiducia reciproca e di collaborazione leale e autentica per l’interesse generale, tanto più importanti nel delicato momento che stiamo attraversando», concludono i promotori dell’istanza.
Le associazioni possono sottoscrivere l’appello compilando il modulo all’indirizzo https://forms.gle/b9gKfiTzsdVgsZjQ6 .